Il Collegio Oddo e la mostra "Magiche Trasparenze"

Il Collegio Oddo è sorto nella prima metà del Seicento per iniziativa del nobile giureconsulto Gio Maria Oddo che nel suo testamento (1628) destinava la sua casa e i suoi beni a un Collegio per gli studi dei giovani di Albenga e del suo territorio, soprattutto poveri e meritevoli. Altrettanto faceva con la fondazione del monastero di San Tommaso, per educare ed istruire fanciulle, in particolare povere e meritevoli.

Il Collegio maschile iniziava a funzionare subito dopo la morte del fondatore e gli amministratori del patrimonio di Gio Maria Oddo lo gestirono con saggezza giungendo ad acquisire a poco a poco le case adiacenti quella del fondatore, costruendo la chiesa di San Carlo annessa al collegio, che fu affidato di volta in volta a Gesuiti, Scolopi e a sacerdoti secolari; finché, raggiunta nella prima metà dell’Ottocento la proprietà dell’intero isolato e della torre, ne fu compiuta la ristrutturazione unificando il complesso difforme delle case precedenti con una bella facciata dell’architetto di Savona. Costruito un nuovo grande edificio scolastico nel 1940, e divenuto ormai non più agibile l’antico Collegio, ne fu trasferita la proprietà al Comune di Albenga. L’intero complesso, restaurato negli ultimi anni del secolo scorso, ospita oggi la Biblioteca civica, e il museo “Magiche Trasparenze”; è sede di mostre e conferenze, anche nella annessa chiesa di San Carlo divenuta Auditorium.

Obiettivo della mostra “Magiche Trasparenze” è quello di creare un’esposizione dove poter apprezzare i reperti vitrei recuperati durante gli scavi nelle necropoli di Albenga tra i quali è presente un pezzo unico al mondo, il cosiddetto Piatto Blu. La varietà di forme e di colori e la notevole quantità dei materiali definiscono il complesso dei vetri antichi di Albenga come uno dei più cospicui rinvenimenti degli ultimi anni: esso si compone infatti di quasi 200 pezzi, risultato degli scavi e dell'enorme lavoro qui svolto nel secolo scorso dal prof. Lamboglia, padre della moderna archeologia, e dall’Istituto Internazionale di Studi Liguri, con il ritrovamento della maggior parte dei vetri esposti, fino ai recenti scavi nell'alveo del fiume Centa e nella zona di Pontelungo ad opera della Soprintendenza ai Beni Archeologici della Liguria.