La datazione e l’inquadramento scientifico di ogni reperto sono comunque garantiti da pannelli esplicativi a corredo di ogni teca e da uno specifico capitolo del catalogo a disposizione in cui tutti gli oggetti in mostra sono presentati nel loro contesto originario. Dopo una prima sezione, dedicata alla storia della lavorazione del vetro nella quale viene riprodotta la fornace di un vetraio (proveniente dal Museo dell'Arte Vetraria di Altare), segue l’esposizione dei reperti: prima la sezione dedicata alla cosmesi e alla cura del corpo (balsamari, contenitori per unguenti e profumi, ma anche splendidi gioielli e strumenti per la toeletta), quindi l'ambito relativo alla cucina e al banchetto (piatti, coppe, bicchieri, bottiglie, brocche, tazze, attingitoi, vassoi, anforette, olle, gutti, casseruole, e perfino flute...).
Come elemento di novità, rispetto ad altre mostre sui vetri romani, si è ritenuto interessante presentare le varie tipologie di vetri insieme con alcuni prototipi ceramici o metallici da cui esse derivano per forma e funzione, a sottolineare come il vetro si inserisca nel mercato antico come sostitutivo di altri prodotti, di cui riproduce spesso le forme più comuni. La tappa successiva riguarda in maniera specifica la città di Albenga, attraverso plastici, mappe e ricostruzioni grafiche si cerca di ricreare l'ambiente dell'antica Albingaunum con le sue terme, l'attivissimo porto e la trafficata (per l'epoca...) via che conduceva alle Gallie , la Julia Augusta sulla quale, appena fuori le mura, si affacciavano le necropoli. Sono inoltre presentati due corredi tombali completi con la relativa documentazione fotografica dello scavo archeologico.