La Via Iulia Augusta, costruita nel 13 a.C., usciva dalla Porta d'Arroscia , la porta sud della città romana e si dirigeva verso il monte, ove si inerpicava, secondo un tracciato parzialmente conservato, sino alla sommità e di qui, in piano, a mezza costa, procedeva verso l'odierna Alassio. Lungo la via sorgevano, secondo l'usanza del tempo, monumenti funebri talora assai imponenti. Della via romana è rimasto soltanto il tracciato ridotto per lo più a un misero sentiero in terra battuta, con apprezzabili resti di alcuni monumenti. Una passeggiata lungo l'antica via si rivela affascinante per gli straordinari scorci che il percorso offre, mentre si snoda tra la macchia mediterranea e lo sfondo del mare in compagnia della superba visione dell'isola Gallinara.
La visita della Via può essere limitata sino all'ultimo monumento romano, oppure può continuare sino al promontorio che domina Alassio, dove si trova la chiesa romanica di Santa Croce. Nel primo caso, a piedi, si impiegano per l'andata e il ritorno almeno due ore, nel secondo tre - quattro ore.

Il percorso della Via Iulia Augusta

Partenza da piazza del Popolo, si attraversa il ponte sul fiume, si compie una breve deviazione per vedere, nel greto del Centa, i resti della chiesa paleocristiana di San Clemente, costruita sopra il basamento delle terme romane. Si procede verso il monte e si imbocca a destra la provinciale per San Fedele: dieci, venti metri e si sale lungo l'erta asfaltata che a sinistra porta al Monte. Pochi passi e poi, indicata da un cartello, la deviazione per raggiungere il Pilone e l'anfiteatro. Si sale per alcune centinaia di metri e si incontra prima il Pilone, nome dato dagli Albenganesi al monumento funebre visibile dalla città (quando vi erano meno costruzioni), in passato ritenuto un faro dell'antico porto che si apriva ai piedi del Monte. Più in alto si raggiunge un pianoro da cui si gode uno splendido panorama. Secondo alcuni studiosi qui era ubicato l'oppidum degli antichi Liguri Ingauni. A destra si notano, dietro una rete metallica, i resti dell'anfiteatro. Sono rimaste soltanto strutture a terra appena affioranti dal suolo, mancano le parti sopraelevate.

Si passa, succesivamente, accanto ai resti della Chiesa e dell'Abbazia di San Martino, ora trasformati in una villa privata. E finalmente ci si ritrova in piano. Dopo una cinquantina di metri inizia la serie di resti archeologici di monumenti funebri denominati con lettere dell'alfabeto in ordine contrario per chi viene da Albenga: G, F, E, D, H, L, C, B, A. Il monumento G si trova a valle del sentiero, gli altri a monte. Accanto a tutti i monumenti sono stati collocati cartelli esplicativi con ricostruzione dell'aspetto originario. Particolarmente interessante il monumento F che presenta un interno ricostruito e coperto in epoche successive. Superato l'ultimo monumento A, oltrepassato un piccolo ruscello, compare l'unico tratto di strada romana perfettamente conservato e ancora visibile. È largo 3 metri e mezzo, presenta la tipica lastricatura delle strade romane, due marciapiedi ai lati, e a monte un muretto di protezione.

Chi lo desidera può continuare la passeggiata, che offre viste stupende, come la villa Russa affacciata sul mare. Lungo il percorso si incontra la chiesa del X secolo di Santa Maria dei Monti per arrivare poi all'Arco che nel medioevo segnava il limite tra Albenga ed Alassio e infine alla chiesa romanica di Santa Croce.

Sulla via del ritorno, arrivati al monumento G, si possono imboccare le scale che scendono verso il sottostante quartiere di Vadino e compiere una visita alla Chiesa e al convento di San Bernardino dei Minori Osservanti. Il complesso ha subito un'incredibile serie di traversie: dopo la confisca nell'Ottocento è stato trasformato in caserma, in carcere e in abitazioni private. Dopo un recente restauro, la Chiesa è aperta al culto, con interessanti affreschi su una navata. Il convento, che conserva alcuni affreschi di notevole fattura, è stato ultimamente trasformato in Istituto scolastico; nel chiostro e nei locali attigui si trova il comando dei Vigili Urbani.

Il sentiero sportivo